Conferenza di servizi con sindaci e presidi. La carenza di spazi si somma a quella dei trasporti
TERAMO – Passa per l’interscambio tra enti la possibile soluzione della carenza delle aule scolastiche, in vista della ripresa delle lezioni in presenza dal prossimo 14 settembre.
D’Alberto chiede Musp e aule all’Università di Teramo.
E’ stato il sindaco Gianguido D’Alberto, intervenuto alla conferenza di servizi con i dirigenti scolastici e i sindaci del territorio, alla presenza della dirigente dell’Ufficio scolastico regionale, Maria Cristina De Nicola e del vicepresidente della Provincia, Alessandro Recchiuti, a ipotizzare non solo di tornare a chiedere i cosiddetti Musp di epoca sisma, ma anche la disponibilità di aule all’Università di Teramo. Il Comune di Teramo, che sta studiando anche una sorta di ‘piano orario’ della città, per regolare l’afflusso e il deflusso delle scolaresche, ha ricordato come il precedente ‘scambio’ con la Provincia, con lo spostamento della scuola Fornaci Cona al Pascal, ha dato i suoi buoni frutti.
Sul tavolo sindaci e dirigenti hanno messo tutte le criticità, acuite dall’emergenza Coronavirus ma anche dall’urgenza, adesso, di recuperare i tempi e presentarsi pronti alla ripartenza, pur in presenza di ferree regole, per il 14 settembre.
Ma più la data si avvicina e più si concretizza la difficoltà di reperire centinaia di aule per poter svolgere le lezioni in presenza e non dover ricorrere a doppi turni, seppur ipotizzati. La due giorni di conferenza di servizi ha dunque evidenziato criticità al momento insormontabili.
I dirigenti scolastici: “Servono 200 aule”. Stando ad una prima mappatura dei Dirigenti Scolastici e dei Sindaci, per rispettare le misure di distanziamento in tutte le scuole della provincia (dalle elementari alle superiori) servirebbero circa 200 nuove aule. Ai problemi degli spazi si aggiungono quelli, ancora più difficili da superare, del trasporto pubblico. Con le attuali disposizioni gli autobus possono trasportare il 50% dei posti disponibili: con le entrate e le uscite da scuola scaglionate, i rientri pomeridiani (già esistenti in molti Comuni soprattutto per le elementari) il numero di autobus necessari a coprire l’utenza dovrebbe essere quadruplicato e così anche i costi da sostenere. “Se poi, come si ventila da più parti, venissero meno le attuali limitazioni del numero di passeggeri sugli autobus saremmo di fronte ad una doppia incongruenza perché i ragazzi si possono assembrare dappertutto, dalle discoteche ai bus, mentre a scuola dobbiamo garantire il distanziamento” ha detto il Presidente della Provincia, Diego Di Bonaventura.
“Una missione impossibile, viene da dire – ha detto questa mattina il vicepresidente della Provincia, Alessandro Recchiuti – anche se va registrata molto positivamente l’assoluta sinergia fra Provincia, Ufficio Scolastico Provinciale, Dirigenti e Comuni. Ma qui siamo in un territorio terremotato, molte scuole in tanti Comuni del cratere sono ancora chiuse perché la ricostruzione come sappiamo non è ancora davvero iniziata o perché ci sono in corso lavori di adeguamento sismico. La peculiarità delle nostre esigenze è un fatto oggettivo. Noi ci siamo messi subito al lavoro ma i problemi da affrontare sono veramente grandi”.
“E’ l’avvio di una interlocuzione, abbiamo un tavolo regionale e uno territoriale – ha spiegato Cristina De Natale, responsabile dell’ufficio scolastico provinciale -. Bisogna capire cosa si può fare, facciamo una ricognizione sugli edifici disponibili poi valutiamo come muoversi. La mancanza di aule è una criticità vera perché non è un problema contingente: abbiamo tanti bambini e studenti già allocati in altre strutture a causa del sisma. Vogliamo essere fiduciosi perché tutti hanno la volontà di far tornare gli alunni a scuola: il lockdown è stata una ferita rispetto all’offerta formativa e dobbiamo superare questa fase”.